Oniromanzia

Chi ha detto che chi dorme non piglia pesci?

L’attività onirica è una caratteristica di tutti gli esseri più evoluti; tra gli animali quasi tutti i mammiferi sognano (con alcune incertezze sui cetacei marini che, nonostante l’evoluzione, a causa delle condizioni ambientali in cui vivono potrebbero sperimentare una fase REM con uno solo dei due emisferi celebrali). E i sogni – è assodato da tempo – assolvono a funzioni cognitive assai importanti, al punto che la deprivazione dai sogni può avere effetti collaterali molto importanti per la stabilità psichica di un soggetto.

Non a caso il sonno è (o dovrebbe) suddiviso in diverse fasi, ciascuna con una propria funzione. Tra queste la fase REM (acronimo di Rapid Eye Moviment) è certamente la più nota.

Ma i sogni sono anche capaci di stimolare in noi emozioni molto profonde, e non deve quindi stupire che – da sempre – siano stati considerati anche una sorta di finestre sul futuro. L’oniromanzia appunto è l’insieme delle tecniche impiegate tradizionalmente per l’interpretazione dei sogni.

Durante le occasioni formative vengono esaminate le differenze con l’approccio psicanalitico e viene invece dato risalto al significato ancestrale dei sogni.

La comprensione dei propri sogni, comunque, offre uno strumento di maggiore conoscenza di sé e di ciò che si agita al di sotto della soglia della consapevolezza. In questo senso, il ricorso a questa tecnica può risultare assai utilie durante un percorso di counseling.

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